Giornata Mondiale dell’Alzheimer

 

Il 21 Settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, evento istituito dall’OMS per sensibilizzare sul grande impatto che questa malattia neurodegenerativa ha nei confronti della popolazione anziana di tutto il mondo.

Sono 50 milioni i portatori stimati nel 2020 di diverse forme di demenza. I costi, in termini economici e sociali, sono elevatissimi, ma ancor più forti sono le conseguenze sulla salute psicofisica di coloro che ne sono vittima e sulle famiglie che li assistono.

Giornata Internazionale dell’Alzheimer: dalla prima diagnosi a oggi

Nel 1906 il neurologo tedesco Alois Alzheimer redige la prima descrizione di quella che sarà poi conosciuta come la più comune forma di demenza degenerativa. Il neurologo si accorse di particolari segni nel tessuto cerebrale di una donna morta in seguito a una malattia mentale sconosciuta. Tali segni sono in realtà degli agglomerati, detti placche amiloidi, che insieme a fasci di fibre aggrovigliate si è scoperto essere all’origine della patologia.

Stando ai dati di Ansa sulla diffusione dell’Alzheimer in Italia, circa 720.000 persone ne sono affette. La malattia affligge il 5% della popolazione oltre i sessant’anni e un ottantenne su quattro. L’istituzione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer è un forte segnale per richiamare l’attenzione su una patologia grave, ma ancora poco conosciuta, che deteriora la qualità della vita degli anziani: una categoria di persone fragili e già segnata dai naturali cambiamenti fisiologici. Questa malattia ha purtroppo una diffusione regolarmente in crescita. Tutto ciò nonostante le nuove terapie atte a rallentarne l’avanzamento, e probabilmente parallelamente all’innalzamento della durata media della vita.

Gli effetti della malattia di Alzheimer

Questa patologia neurodegenerativa agisce alterando le funzioni cognitive e danneggiando progressivamente il tessuto cerebrale. I sintomi con la quale si manifesta sono ben evidenti:

  • perdita di memoria;
  • ridotta capacità d’attenzione;
  • difficoltà nell’utilizzo del linguaggio;
  • difficoltà nel riconoscere l’utilizzo di un oggetto;
  • disorientamento spazio-temporale;
  • improvvisi cambiamenti d’umore o apatia.

La velocità con cui l’Alzheimer progredisce e l’intensità del manifestarsi dei sintomi risultano variabili da persona a persona. Sebbene la causa di questa variabilità non sia del tutto chiaro, parrebbe che comportamenti lesivi (quali l’abuso di droghe e alcool e un’alimentazione scorretta), incidano negativamente come fattori di rischio.

“Se non riesci a ricordare dove hai messo le chiavi, non pensare subito all’Alzheimer; inizia invece a preoccuparti se non riesci a ricordare a cosa servono le chiavi.” – Rita Levi-Montalcini

Alzheimer, una patologia ancora sconosciuta

È fondamentale riuscire a identificare precocemente i segnali della malattia, anche grazie a esami specifici atti a escludere altre patologie. Tutto ciò si rivela necessario per poter agire subito a livello terapeutico e farmacologico, rallentando l’avanzare e l’aggravarsi della sintomatologia.

La questione paradossale è che ancora oggi la diagnosi certa di Alzheimer è possibile confermarla se non quando è troppo tardi. Solo dopo il decesso del portatore infatti è possibile identificare le placche amiloidi nel tessuto cerebrale; l’origine delle quali è però da considerarsi come l’effetto di una malattia che aggredisce i tessuti nervosi.

Di tale malattia, nonostante le numerose ricerche promosse anche attraverso la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, non si conoscono ancora le cause scatenanti.

La speranza nella ricerca sull’Alzheimer

Continuare a investire nella ricerca scientifica rimane oggi il mezzo più efficiente per indagare le origini del morbo d’Alzheimer. Gli obiettivi sono quelli di velocizzare la diagnosi certa, di comprendere le reali cause all’origine della patologia per poter lavorare sulla prevenzione e, infine, di sviluppare nuovi farmaci veramente efficaci.

I finanziamenti privati giocano un grande ruolo in questo campo e si può facilmente donare a  enti benefici come Telethon o altre realtà nate specificamente per fare luce su questo male.

Il ruolo dei caregiver nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer

Nella Giornata Mondiale dell’Alzheimer si ricordano inoltre tutte quelle persone che quotidianamente assistono i malati d’Alzheimer: i caregiver, ovvero i familiari che volontariamente si applicano alla cura dei loro cari dedicando parte della propria vita al bene altrui; i professionisti che offrono la loro competenza assistendo a domicilio chi soffre di questa o altre disabilità, alleggerendo i compiti già gravosi delle famiglie.

Qualche strategia per assistere un malato d’alzheimer

Assistere il proprio familiare malato d’Alzheimer è un compito tutt’altro che facile. È possibile tuttavia, adottando qualche accortezza, riuscire nell’intento con relativa serenità per sé stessi e per chi si assiste.

  • Mantenere un dialogo costante, empatico e ben scandito, con la persona che seguiamo. Una comunicazione chiara, comprensibile e dal tono affettivo, può aiutare nel diminuire gli stati confusionali e perciò nel mantenere un umore quieto, attivando quelle aree cognitive altrimenti minacciate dall’inutilizzo;
  • Conoscere bene la personalità e le abitudini di chi si segue, assecondandone l’emotività e guidandola, con pazienza, verso stati di calma;
  • Creare un ritmo di vita regolare, con compiti ben organizzati e fissati nel tempo, permettendo più finestre d’autonomia possibili. La ripetizione di gesti consolidati aiuta nel memorizzare a fondo gli elementi che permettono uno stile di vita attivo; inoltre l’indipendenza, finché possibile, rafforza positivamente la psicologia del malato;
  • Diminuire gli elementi di confusione, stabilendo un ambiente domestico semplice e ordinato che favorisca un facile riconoscimento al portatore di Alzheimer, attenuandone il senso di disorientamento. In tal modo l’ambiente sarà quanto più possibile sicuro e spoglio di oggetti che possano causare agitazione o disagio.

Questi consigli possono essere utili soprattutto nella fase iniziale della malattia. Qualora il compito dovesse diventare troppo gravoso e psicologicamente insostenibile, è utile e doveroso poter ricorrere a un professionista che ci sostenga in maniera mirata in questo impegno così complesso.

Grande aiuto offrono gli specialisti del Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze della Regione Veneto. I quali possono sia fornire diagnosi accurate, sia indicare il percorso migliore per poter intervenire tempestivamente nel rallentare l’avanzamento della malattia di Alzheimer.

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